I lunghi periodi di dominazione politica, esercitata già in epoca prerinascimentale nel nostro Paese dalle corone di Aragona e Castiglia, danno luogo a un intreccio fecondo di vicende artistiche e musicali che legano strettamente Italia e Spagna. Uno dei musicisti più importanti nella nascita del repertorio strumentale, come lo spagnolo Diego Ortiz, visse dal 1553 nel Viceregno di Napoli dove assunse l'incarico di maestro di cappella per il Viceré. Il successo conquistato da Domenico Scarlatti nel '700 presso le corti di Siviglia o di Madrid o il prestigio riconosciuto a Luigi Boccherini nella capitale spagnola negli ultimi decenni del XVIII secolo rappresentano le testimonianze più autentiche di questo rapporto. Sia Scarlatti che Boccherini finirono i propri giorni a Madrid, città vissuta evidentemente non come semplice luogo di passaggio. Le loro opere risentono dunque inevitabilmente della temperie culturale che animava la vita artistica iberica, che diventa così ingrediente fondamentale nell'evoluzione dei rispettivi stili. Nel repertorio per chitarra di inizio '800, pienamente circoscritto nella cornice del sistema tonale, le distinzioni derivanti dalla diversa provenienza geografico culturale si stemperano un po'. Così la produzione di Fernando Sor si caratterizza, nel confronto con quella dei compositori coevi, più per i tratti tipici della natura del suo autore che per il fatto che egli nasce e si forma musicalmente in Catalogna. È invece con la scuola nazionale rappresentata da Enrique Granados e Isaac Albèniz che la cifra stilistica di matrice spagnola emerge con inequivocabile nettezza. L'eleganza e il fascino melodico dei Valses poeticos come di Mallorca disegnano un quadro perfettamente coerente con la storia e la cultura della terra in qui quegli autori si sono formati. Nella copiosa produzione per chitarra di Mario Castelnuovo Tedesco, originata dal fortunato sodalizio artistico maturato con Andrès Segovia, si trovano molto spesso riferimenti alla tradizione iberica. La scelta dei titoli delle opere quali Caprichos de Goya, Escarraman, Tonadilla o Romancero gitano la dicono lunga sull'attenzione riservata dal compositore fiorentino alla Spagna, nazione da cui proveniva peraltro la propria famiglia. La Sonatina canonica op. 196, magistralmente strutturata sulla forma del canone, rielabora alcuni temi già utilizzati da Domenico Scarlatti, aspetto che ci aiuta a individuare un ennesimo collegamento in questo percorso. La Suite italiana di Mario Gangi si nutre di temi e ritmi tipici della tradizione napoletana, ricca di una storia in cui il patrimonio musicale della Spagna, anche in virtù delle vicende politiche sopra richiamate, ha svolto un ruolo non marginale. Il Ricercare dello scrivente Eros Roselli, composto con evidente riferimento alla tradizione cinquecentesca italiana, serve come ultimo anello di congiunzione con il repertorio preclassico. Questo percorso tracciato sulla rotta del Mediterraneo si chiude infatti con un salto indietro nella storia: il chitarrista aragonese Gaspar Sanz Celma, attivo fino agli inizi del XVIII secolo, risiedette per lunghi periodi a Roma e a Napoli dove, oltre ad arricchire e consolidare la propria formazione musicale, entrò in contatto con le opere dei chitarristi Foscarini, Granata, Corbetta o Pellegrini. L'arrangiamento per due chitarre di una delle sue composizioni più celebri, Jacaras, rappresenta, al tempo stesso, un tributo all'opera di un protagonista nello sviluppo della letteratura chitarristica e il tassello giusto per chiudere questo piccolo mosaico, per collocare l'ultimo mattone utile a consolidare i ponti che tengono unite Italia e Spagna nel repertorio per chitarra.